Archivio mensile:Gennaio 2022
Antichi edifici zootecnici
Paesaggio e territorio di Camponello, San Lorenzo e Polverina nell’800
>>> Presentazione del luogo
Camponello è un piccolo e antico villaggio dell’Alto-maceratese un tempo abitato da alcune famiglie che condividevano le stanze di un gruppo di abitazioni molto vicine. Tali edifici sono posti tra il Chienti e fosso della Villa, che nel Registro delle Acque pubbliche pare riconducibile al nome di Fosso Coronaro.
Consultando gli antichi documenti degli archivi della zona sembra impossibile che, ai primi dell’800 tante persone potessero vivere in tale luogo, non particolarmente esteso, posto tra il fiume Chienti e il detto fosso. Davanti alle loro case una distesa di terra selvaggia,
umida, dove l’acqua che sgrondava dalla sovrastante collina riemergeva dalla falda freatica e qua e là, d’inverno, s’impantanava. A valle delle abitazioni invece il fiume e il fosso periodicamente sfogavano la loro furia. Le abitazioni risultavano quindi rialzate e fortificate rispetto alle sponde fluviali.
Camponello era una piccola ‘colonia agricola’ e nei primi decenni del 1800 raggiunse la sua massima espansione. Tutto iniziò con una serie di matrimoni tra le figlie di un paio di possidenti della zona e agricoltori di luoghi più o meno vicini, che gradualmente si stabilirono lì. Altre famiglie abitavano lì già da tempo, o in zone immediatamente adiacenti.
Tra il ‘700 e ‘800 da quattro grossi appezzamenti di terreno, che giungevano fino a Polverina, si originarono quindi una serie di appezzamenti separati, che diedero luogo, in parte, ad orti tenuti da abitanti dei paesi vicini e in parte a coltivazioni agricole curate direttamente da persone, che vivevano in questo piccolo villaggio agricolo.
Uno sguardo da Camponello, verso la collina di San Lorenzo in Colpolina (Colpollina >> Collis Apollinis)
I terreni agricoli posti sopra all’attuale strada provinciale n. 58 ‘Lago di Fiastra’ risultavano, già nel settecentesco Catasto Salimbeni, (in parte) frammentati in strisce parallele, che si prolungavano verso l’alto in direzione di San Lorenzo in Colpolina, la cui chiesa, nella mappa del catasto Salimbeni qui riprodotta, è indicata con una ‘I‘. Subito sotto e anche a destra tali strisce di terreno erano probabilmente di orti degli abitanti di tale paesino.
Tale zona era anche ricca di stradine campestri (un tempo note come scorciatoie) che rendevano quindi agevole spostarsi tra gli orti e le sopra-stanti abitazioni, rendendo molto vivo questo territorio, che negli anni ’70 (del secolo scorso) era ancora molto luminoso per la presenza di campi coltivati a frumento che dagli appezzamenti sottostanti di Camponello s’intravedevano tra querce secolari, che tuttora delimitano alcuni appezzamenti . Ora tale zona appare in gran parte abbandonata e complessivamente imboschita.
Analizzando le mappe dei catasti antichi si può subito rilevare che il livello di dettaglio e precisione nella descrizione grafica del territorio agricolo è sicuramente maggiore nel Catasto Gregoriano (primi decenni dell’800). La maggior quantità di dettagli presenti in mappa dipende probabilmente anche dall’incremento della piccola proprietà contadina, dopo il periodo napoleonico. La porzione di mappa del Catasto Gregoriano (sotto riportata) rappresenta graficamente un numero ancor maggiore di appezzamenti di terra paralleli (molti più di quelli che erano visibili a fine ‘700 nella cartografia del Catasto Salimbeni.
I detti sentieri un tempo molto utilizzati sono gradualmente scomparsi ma come si evince dalle mappe avevo un ruolo rilevante nella vita sociale di questo territorio. Le stradine che conducevano a San Lorenzo furono molto utilizzate dalla popolazione di Camponello e Polverina, anche per attività di culto, dato che dal 1844 a Polverina mancò la chiesa, che fu portata via dal fiume Chienti. La chiesetta di San Lorenzo in Colpolina è stata, invece, più volte danneggiata da terremoti anche quando non molto intensi.
A San Lorenzo in Colpolina era presente fino alla Prima Guerra mondiale un cimitero, utilizzato anche dalla popolazione di Polverina e Camponello, in cui seppi furono sepolti anche i miei trisnonni e alcuni familiari del mio anziano vicino, Domenico, che mi raccontò quanto rimase rattristato al ritorno dalla Prima Guerra Mondiale, quando al posto del cimitero trovò una coltivazione di barbabietole da zucchero, che mi ricordo, disse, erano così grosse come non ne aveva mai viste. La fame che portò la Grande Guerra rese probabilmente necessario il recupero di ogni terreno coltivabile. Egli mi disse che il cimitero si trovava subito dopo San Lorenzo in Colpolina, in direzione di San Marco.
A quell’epoca stavo cercando di capire di cosa fossero morti i miei trisnonni e un parente deceduto nel 1886. Consultando la storiografia locale e del resto d’Italia si nota che fossero comuni le febbri tifoidi, la malaria, le epizoozie, tra cui il carbonchio. Inoltre nel 1886 in molte zone d’Italia ci fu un’epidemia di colera; infine il vaiolo, la TBC, la difterite, il morbillo erano malattie molto diffuse quanto insidiose nell’800. In questo contesto ricordo qualche racconto orrido, che partiva spesso da tali mie domande; in particolare ricordo il racconto di persone sepolte in chiesa durante un’epidemia e la paura, tipica dei bambini, che fossero ancora vive. Tale genere di sepoltura era però improbabile a fine ‘800. Ricordo anche il racconto di una finestrella sotto una chiesa, forse quella di San Lorenzo, attraverso cui i bambini, andando a messa, vedevano quel che c’era (un ossario) e impressionati se lo raccontavano: tali tombe collettive e conseguenti ossari pluricentenari furono vietati con leggi promulgate da Napoleone, che impose l’obbligo di utilizzare cimiteri.
Cercai quindi di capire dove furono portati i miei trisnonni e mi fu detto che i morti esumati dal cimitero di San Lorenzo in Colpolina erano stati trasferiti all’ossario della cappella del cimitero di San Marco in Colpolina; tale cimitero è immerso in un fitto bosco di conifere, che si trova in una rientranza della strada provinciale n.98 per Fiastra, poco prima della frazione di ‘Cicconi’ di Fiastra.
La zona di Polverina ora posta nel comune di Fiastra, nell’800:
Nei racconti dei contadini del luogo ritornava spesso il racconto delle inondazioni del fiume Chienti (la piema).
Come accennato sopra nel 1844 la chiesa di San Lorenzo di Polverina, posta in prossimità del ponte e del fiume Chienti, venne portata via da una rovinosa piena.
Riporto di seguito le porzioni di mappa del catasto Salimbeni 1774) e del Catasto Gregoriano (1820-1830) in cui è visibile la chiesa di Polverina. Confrontandole si vede che anche nel tratto a ridosso della chiesa di Polverina, come a Camponello, il fiume Chienti si spostò nel tempo verso la collina erodendola; ma in quest’ultimo caso, ad inizio dell’800 ha cambiato marcatamente il suo letto, forse utilizzando in parte quello di un suo affluente ed effettuando una curva a serpentina si era portato a ‘raschiare’ la collina a ridosso della chiesa di Polverina, per poi sterzare di nuovo verso il ponte. Non è quindi molto difficile capire cosa possa essere avvenuto nel 1844, quando la chiesa è venuta giù. Ora il letto del fiume (vedasi sotto la foto aerea, tratta da Google) è, in tale tratto, di nuovo quello rettilineo, pre-esistente nella mappa del Catasto Salimbeni (1774).
La chiesa si trovava sulla sponda opposta al paese di Polverina e dal lato a monte dell’attuale ponte (una posizione che mi era stata
indicata anche quando ero bambino), cioè in corrispondenza di dove attualmente si trova un più recente edificio. Inoltre l’attuale strada provinciale n.98 sembra leggermente spostata a sinistra, rispetto alla sua posizione attuale. Infine la strada provinciale n.58, dove fa angolo con la n.98 non proseguiva verso il lago di Polverina, che non esisteva e che risale al 1965.
Anni fa mi fu raccontato che fino a qualche decennio fa erano ancora visibili alcuni residui della chiesa di Polverina. Inoltre, se non ricordo male, mi fu anche detto che era stato effettuato lo svuotamento dell’ossario della chiesa, il che fa ritenere che sia noto, almeno alla parrocchia, il luogo esatto in cui essa anticamente si trovava.
Confrontando l’ottocentesca mappa del catasto gregoriano con l’inquadramento aereo di Google, si nota che il fiume prima passava sotto la strada antistante la chiesa, che poi si è portato via, durante la rovinosa piena del 1844. Sembra quindi dedursi che quando la chiesa e la strada sono state portate via dal fiume, la strada sia stata ricostruita più all’interno, in modo analogo a quanto probabilmente è avvenuto a Camponello, situato un chilometro più in là, in seguito alle stesse piene, periodicamente rovinose, in particolare quella del 1844. Dalla mappa e dai Brogliardi del Catasto Salimbeni pare evincersi che il sentiero originato dal proseguimento, oltre l’attuale strada provinciale n.98, della strada antistante la chiesa, si muovesse anch’esso lungo il fiume, fino alla confluenza, dopo Camponello, con il fosso della Villa, per poi risalirlo per un breve tratto, come visibile nella parte inferiore dell’antica mappa posta in cima a questa pagina.
Quando il fiume ha ripreso a Polverina il letto originario (rettilineo), come visibile attulmente, essendosi liberatisi degli spazi sarebbero, stati costruiti gli edifici ora presenti sulla sponda, oltre la detta strada e quindi presumibilmente verso fine ‘800 e in qualche caso nel ‘900; essi risultano rappresentati in questa mappa del PRG (2004) del Comune di Fiastra e quindi come ricordavo mi fu detto da bambino si trovano, in parte, più o meno, dove fino al 1844 era prima situata l’antica chiesa di Polverina.
Al di là del ponte, verso Polverina i luoghi sembrano quasi come adesso, con l’eccezione del fatto che la strada nazionale (l’antica via Flaminia, o Strada Romana) passava (solo) dentro il paese. Parallelamente al Chienti scorreva anche il vallato, cioè il canaletto che portava l’acqua al mulino di Polverina, un altro degli antichi edifici lì esistenti. Il vallato era subito prima del bar, dove fino 20 anni fa c’era un campetto di bocce, un WC e una ringhiera bianca e nera simile a quella del ponte e che affacciava sul canaletto. Dalla parte opposta, sulla sinistra del mulino, c’era una grossa bocca dove entrava l’acqua, che attivava la pala meccanica e sullo sfondo, sotto una tettoia, una porta gialla. A destra un’altra porta ancor più grande completava la fcciata dell’antico mulino.
Complessivamente nella locale mappa del Catasto Gregoriano e come nel catasto Salimbeni (1774) gli unici edifici rappresentati al di quà del ponte di Polverina (nell’attuale comune di Fiastra) erano la chiesa di S. Lorenzo di Polverina, quello che era definito ‘Il Palazzo’, in posizione prominente e uno degli edifici di Camponello, visibile nella porzione della mappa del Catasto Gregoriano riportata di seguito. La mappa del Catasto Salimbeni non riporta invece il mulino di Polverina, semplicemente poichè vi era un’altra mappa adiacente che non ho riportato e che successivamente cercherò di inserire, per completare questa sommaria ricostruzione storica dei luoghi.
E’ certo comunque che il nome di Polverina, anticamente denominata la polverina, derica il suo nome dal mulino e così appare come ‘la polverina’ anche nel primo brogliardo del catasto del circondario di Camerino, conservato all’Archivio di Stato di Camerino e risalente a fine ‘500. Polverina è infine anche indicata nelle, pressochè contemporanee, mappe dei luoghi, dipinte sui muri dei Musei Vaticani (Roma).
Gli insediamenti agricoli di Camponello nell’800:
Le oscillazioni della popolazione di Camponello e di altre zone rurali del comune di Fiastra potevano forse dipendere dai terremoti che periodicamente scuotevano le case di pietra anche allora, come in particolare avvenne nel 1742 e 1799(sisma di Camerino).
Tali terremoti rendevano inagibili le abitazioni, ma gli agricoltori subito s’industriavano e pian-piano ricostruivano tutto. Nei brogliardi dei catasti del periodo napoleonico è riportata la presenza di alcune abitazioni ‘dirute’ (diroccate). Man mano che il luogo diveniva più ospitale le abitazioni danneggiate, vennero ripristinate, ampliate e in alcuni casi unite a quelle sane.
Anche gli appezzamenti vennero gradualmente accorpati dai proprietari che abitavano ormai il luogo, per svolgere l’attività agricola, con maggiore comodità, a ridosso della loro abitazione.
C’è un pò di difficoltà operativa a ricostruire la storia dei villaggi dell’alto maceratese, poiché le mappe catastali riportavano solo le abitazioni principali; ma nulla esclude che ve ne fossero altre, che a volte sono indicate solo nei brogliardi. Però con i soli brogliardi è difficile identificarne la posizione, poiché, esistono solo due gruppi di mappe catastali antiche del territorio alto-maceratese: quelle del Catasto Salimbeni di fine 700 (conservate presso l’archivio di stato di Camerino) e quella del Catasto Gregoriano (conservate presso l’archivio di stato di Macerata). A ciò bisogna aggiungere la circostanza che nei catasti rurali le abitazioni sono degli annessi del terreno agricolo e quindi non rappresentano l’elemento principale descrittovi.
Su questi aspetti relativi, alle difficoltà della ricerca catastale, ho realizzato una scheda di approfondimento (riportata di seguito) che vuole essere un contributo di suggerimenti (molto semplici, non tecnici), potenzialmente utili, a chi nell’AltoMaceratese voglia effettuare delle ricerche analoghe. >> ‘Il metodo di lavoro che ho seguito nella mia ricerca storica locale‘.
Analizzando al struttura degli edifici che un tempo erano prevalentemente agricolo si può desumere che oltre all’accorpamento delle particelle di terreno si verificò gradualmente anche l’accorpamento di piccoli edifici vicini; ciò si evidenzia analizzando le murature degli edifici di Camponello, che, in particolare uno, risultano essere stati oggetto di successivi ampliamenti.
Furono anche realizzati muretti a secco, o alzati altri pre-esistenti per proteggere le abitazioni particolarmente, rispetto al vicino fosso che confluisce nel fiume Chienti e che nell’800 si è portò molto vicino all’unica abitazione rappresentata nella mappa del Catasto Gregoriano (quella visibile sulla sinistra, dalla strada provinciale n.58). Al contrario rispetto al fiume, tale unica abitazione rappresentata in mappa, particolarmente nel (precedente) Catasto Salimbeni (1774) appare molto più lontana dal fiume e quindi in cima alla collina alla quale il fiume si è poi gradualmente avvicinato scavandovi sotto.
Antiche fontane ed abbeveratoi
La fontana abbeveratoio della frazione di Fonticelle di Muccia, posto lungo la strada che conduce all’Eremo del Beato Rizzerio
Un antico abbeveratoio, molto simile al precedente, ma costruito in mattoni e che risulta leggermente interrato e nascosto dalla vegetazione. Esso è posto su un dosso stradale e si trova superiormente incassato sotto la strada che conduce alla Villarella di San Maroto (Comune di Fiastra)
Le edicole votive rurali
Questa edicola votiva si trova a Fiegni (Fiastra).
Questa edicola votiva si trova dopo San Marco in Colpolina (Fiastra), lungo la strada provinciale Polverina – Fiastra. Potrebbe trattarsi di un residuo dell’antico cimitero di San Lorenzo, che serviva anche Polverina fino al primo dopo-guerra, sebbene questo mi era stato raccontato essere subito sopra San Lorenzo, cioè più verso valle. Colpolina (anticamente Colpollina) era la collina sopra Polverina in direzione di Fiastra. Il nome sembra derivi dal latino Collis Apollinis.
Questa edicola si trova nella frazione Fonticelle di Muccia, lungo la strada che conduce all’Eremo del Beato Rizzerio.
Architetture in pietra arenaria
Scorci di architetture in pietra arenaria nell’antico borgo di Moreggini di Fiastra.
Consultando le antiche mappe dipinte nelle sale dei Musei Vaticani (Roma) è possibile scorgere i nomi di alcune località dell’alto-maceratese, tra cui appunto il borgo di Moreggini, indicato come Morecine.
Alberi
Paesaggi agricoli
Eleementi residui del paesaggio agrario tradizionale alto-maceratese:
Le immagini di seguito riportate mostrano residue strutture di sostegno delle viti, elementi tipici del paesaggio agricolo tradizionale di Camponello, frazione di Fiastra, posta in prossimità di Polverina.