Breve introduzione all’agricoltura conservativa
L’agricoltura conservativa è un tipo di agricoltura di cui sentiremo molto parlare nel prossimo futuro, ma non è una novità
L’agricoltura conservativa è un insieme di tecniche volte a conservare la fertilità del suolo, ma anche a conservare il suolo, riducendo l’erosione superficiale e accumulando sostanza organica nel terreno, rallentandone la decomposizione.
Quindi si capisce subito il perché dell’attualità di questo modo di coltivare il terreno: esso sposa perfettamente le politiche di miticazione del cambiamento climatico, le quali puntano a ridurre la presenza nell’aria di quei gas, che siano in grado di far aumentare l’effetto serra dell’atmosfera e quindi contribuire alla modificazione del clima; si tratta quindi dei cosiddetti ‘gas serra’.
I gas serra
Una parte dei gas serra sono prodotti dall’attività agricola e di allevamento, ma non in quantità così elevata come si credeva fino a un pò di tempo fa. Le emissioni di gas-serra nell’aria, prodotte svolgendo l’attività agricola e di allevamento possono comunque essere ridotte tramite l’adozione di tecniche aventi un minore impatto sull’ambiente. Per altro verso alcune tecniche agricole possono anche imprigionare carbonio nel suolo e quindi aiutare a migliorare l’ambiente. In particolare l’attività di allevamento e la risicoltura sono considerate avere una marcata ‘impronta di carbonio’, termine derivato letteralmente dall’inglese ‘carbon-footprint’, che indica una forte emissione nell’aria di gas -serra, in questo caso metano.
Ma prima di tutto è necessario aver chiaro cosa sia l’effetto serra
L’Effetto Serra è provocato dall’imprigionamento nell’atmosfera delle radiazioni infrarosse lunghe, la quali sono prodotte dalle superfici riscaldate dal sole (tramite radiazioni infrarosse corte). Le radiazioni infrarosse lunghe sono prodotte (reirraggiate) durante la notte dalle superfici riscaldate e si diffondono verso l’alto, ma possono essere schermate, in misura più o meno maggiore, da alcuni gas e primo fra tutti dal vapore acqueo. E’ esattamente per questo motivo che quando di notte il cielo è nuvoloso il giorno seguente fa più caldo, mentre quando la notte il cielo è sereno fa poi più freddo.
I ‘Gas Serra’ e il loro impatto sull’ambiente
Il vapore acqueo è legato ai fenomeni meteorici per cui non è considerato un gas serra a cui prestare attenzione, poichè varia moltissimo ed ha quindi un effetto molto variabile.
Un altro gas serra di cui si parla molto è l’anidride carbonica (CO2), che, sebbene sia quantitativamente il principale gas serra, determina singolarmente un effetto serra molto minore del metano e degli ossidi di azoto; inoltre la CO2 può in una certa misura essere riassorbita per lunghi periodi di tempo dagli alberi. Anche l’agricoltura può immobilizzare anidride carbonica nel suolo per periodi prolungati.
L’Effetto Serra è invece molto più marcato nel caso del metano, degli ossidi di azoto e dell’ammoniaca. Essi, inoltre, rimangono più stabilmente nell’atmosfera, per cui sono considerati con molta attenzione dalle politiche di contrasto al cambiamento climatico.
Il metano è in agricoltura prodotto dalla digestione degli animali poligastrici da allevamento, dalla fermentazione degli escrementi di ogni animale e dalla risicoltura, che utilizzi l’irrigazione per sommersione.
Gli ossidi di azoto sono prodotti anch’essi dalle deiezioni animali (liquide) e quindi in parte sono legati all’attività di allevamento, in parte anche all’attività agricola. Per ridurre queste ultime emissioni è necessario modificare le tecniche agricole/di allevamento, così come le attività industriali e le emissioni degli autoveicoli, in modo da ridurre il loro impatto sull’ambiente.
Una breve precisazione terminologica
Scrivendo ho avuto cura di non usare la parola ‘inquinamento’, su cui richamo attenzione. L’uso di questo termine genera confusione, poichè normalmente si parla d’inquinamento con riferimento alla presenza nell’aria di sostanze dannose alla salute umana.
Il metano, gli ossidi di azoro e l’ammoniaca sono, oltre un certo livello, anche agenti inquinanti l’aria, ma l’anidride carbonica non fa male alla salute, tanto meno il vapore acqueo. Quindi scrivendo bisogna stare molto attenti a non sovrapporre la problematica dell’inquinamento dell’aria, a quella delle emissioni di gas serra. In generale nel caso di gas serra si parla di emissioni clima-alteranti (=che alterano il clima), che sono quindi differenti dalle emissioni inquinanti. Parlare quindi di emissioni clima-alteranti può aiutare a essere più chiari. Si tratta quindi di due cose differenti, anche se è vero che il rialzo delle temperature fa anch’esso male alla salute.
Quali sono le tecniche di agricoltura conservativa
Se non si è ancora capito, l’agricoltura conservativa è in parte una delle pratiche agricole utili a ridurre l’effetto serra (e nel lungo periodo il cambiamento climatico), in parte è anche una scelta obbligata, quando si tratta di sostituire tecniche di coltivazione che determinano maggiori emissioni di gas serra.
L’agricoltura conservativa non è però nata con l’obiettivo di ridurre il cambiamento climatico; essa esisteva già prima e in parte adotta anche tecniche agricole tradizionali, offrendo una serie di opzioni alternative a quelle comunemente adottate, al fine principalmente di ridurre l’erosione del suolo. Facendolo contribuisce anche a ridurre l’effetto serra e, nel lungo periodo, il cambiamento climatico. La presenza di un allarme climatico ha portato sicuramente a migliorare queste tecniche per renderle ancora più utili.
Le tecniche di agricoltura conservativa sono, ad esempio, le arature più superficiali, non lavorazione del suolo (cioè semina su sodo), rotazioni colturali, apporti di matrici organiche di varia natura al suolo, con funzione di concime e di ammendante (=per migliorare la struttura del terreno). Tali tecniche riducono complessivamente le lavorazioni del suolo rendendone la struttura fisica, più stabile nel tempo.
La struttura del suolo è un aspetto importante nei terreni che contengano argilla in una percentuale più o meno maggiore (tipicamente quelli appenninici), i quali, se non lavorati, tendono a compattarsi. La struttura del terreno dipende da una molteplicità di fattori, ma molto dalla sostanza organica e in parte dall’alternanza di piante con diversi tipi di apparato radicale (>rotazioni colturali). Aumentando il contenuto di sostanza organica, (ad esempio) con lavorazioni meno profonde e con l’uso di mezzi meno pesanti), si può ridurre il compattamento.
L’esito finale di tali attenzioni è di aumentare la macroporosità del terreno e quindi la sua ossigenazione, contemporaneamente migliorando la percolazione dell’acqua nel sottosuolo. Riducendo le lavorazioni profonde, si rallenta la decomposizione della sostanza organica contenuta nel suolo. Agendo in tale maniera si determina anche un aumento del carbonio accumulato nel terreno, dando quindi un contributo alla diminuzione dell’anidride carbonica complessivamente presente nell’aria.
Molti danno una grande enfasi al contributo dell’agricoltura conservativa alla riduzione dell’anidride carbonica dall’aria, ma è un contributo difficilmente quantificabile e improbabile che possa essere molto rilevante. E’ certamente una delle cose che si possono fare e, inoltre, per essere durevole comporta una costante attenzione alle tecniche di coltivazione, che come detto sopra ci dovrebbe comunque essere per altri motivi.
L Agricoltura Conservativa comporta, per molti agricoltori, un cambiamento di mentalità, che può portare anche risparmi (consumo di carburante). E’ forse proprio il minor consumo di carburante che potrà dare il maggior contributo alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica e anche dell’inquinamento dell’ambiente rurale.
Un altro aspetto da non trascurare e a cui le normative stanno dando sempre maggiore spazio è la possibilità di smaltire sul terreno matrici organiche di vario tipo contribuendo a ridurre l’impatto di altri settori, a partire dall’allevamento zootecnico, fino al recupero dei fanghi di depurazione degli scarichi fognari. Questi aspetti devono comunque essere valutati rispetto ai parametri previsti dai sistemi di certificazione delle filiere alimentari, le quali spesso già escludono la possibilità di utilizzare alcune sostanze normalmente utilizzate in agricoltura, come gli erbicidi, i quali possono invece essere utili per ridurre le lavorazioni del terreno.
A titolo di esempio un trattamento erbicida potrebbe ridurre il consumo di carburante, agevolare il ricorso alla non lavorazione del suolo e anche ridurre le emissioni di gas serra (in alcuni casi si può teoricamente diserbare con l’uso di droni) ma, risultando, più inquinante è da escludersi nel modo più assoluto se si pratica agricoltura biologica.
Luca Federico Fianchini